Ride (2018)

Regia: Valerio Mastandrea

TRAILER
IMDB
SITO

Genere: drammatico
Durata: 90′
Anno di uscita: 2018

Cast (Attori principali): Chiara Martegiani (Carolina), Arturo Marchetti (Bruno), Renato Carpentieri (Cesare), Stefano Dionisi (Nicola), Mattia Stramazzi (Ciccio), Milena Vukotic (Ada).

Cast Tecnico:
Regia: Valerio Mastandrea, Soggetto: Valerio Mastandrea, Enrico Audenino, Sceneggiatura: Valerio Mastandrea, Enrico Audenino, Fotografia: Andrea Fastella, Montaggio: Mauro Bonanni, Musica: Emiliano Di Meo, Riccardo Sinigallia, Scenografia: Marta Maffucci, Costumi: Olivia Bellini, Suono: Gianluca Costamagna (suono in presa diretta), Filippo Barracco, Fabio D’amico (montaggio del suono) Vfx: Fabio Traversani;

Produzione: Paolo Bogna, Simone Isola

Intreccio e personaggi         

Mauro, giovane operaio, è morto da una settimana per un incidente sul lavoro in fabbrica. La sua compagna di Carolina (protagonista), suo figlio Bruno, 10 anni (co-protagonista), suo padre Cesare (co-protagonista) sono i tre personaggi (e le tre generazioni) che si confrontano con l’elaborazione del lutto e si interrogano su come affrontare il funerale che si celebrerà il giorno seguente. A casa di Carolina si compie il rituale delle visite: come in una processione si presentano un’ex-fidanzata del defunto, una vicina di casa, amici di infanzia, vanno a trovare la giovane vedova, mostrandosi profondamente addolorati per la perdita e dandole consigli su come comportarsi.
Carolina cerca in molti modi di piangere, riascolta la voce di Mauro in un messaggio sul cellulare, ascolta la canzone del loro amore. Invano. Non riesce a versare neppure una lacrima, al contrario, Carolina ride. Il piccolo Bruno, insieme al suo migliore amico, si esercita per fantomatiche interviste che immagina di dover rilasciare alle televisioni che seguiranno il funerale, nella speranza di conquistare così una sua compagna di classe. Infine Cesare, il padre di Mauro, ex-operaio della stessa fabbrica che di fronte alla morte inaccettabile del figlio, è rancoroso, prova un senso di colpa per non essere riuscito, a suo tempo, a lottare per assicurare una maggiore sicurezza sul lavoro agli operai, e quindi a salvare suo figlio. Si confronta con i suoi ex-compagni, si interroga sul proprio ruolo di lavoratore, si scontra violentemente con Nicola, l’altro suo figlio, ammettendo infine di non essere stato un padre presente nei confronti dei figli.

Temi         

Ride affronta in primo luogo il tema della morte e dell’elaborazione del lutto, in particolare con riferimento alle convenzioni sociali. Carolina, con la sua difficoltà a piangere, a disperarsi, si ribella alle regole. Non riesce e non vuole essere una vedova inconsolabile ma rivendica il suo diritto a essere se stessa, a non mostrarsi come il mondo la vorrebbe. «Non riesco a piangere, non posso sentirmi in colpa, lasciatemi in pace». Una dichiarazione di libertà e autodeterminazione contro gli stereotipi e gli obblighi sociali.
L’autore sceglie di rappresentare il defunto mettendo in scena la sua assenza: Mauro non compare mai nel film, la sua bara è vuota, nessuna fotografia a ricordarlo. Una presenza-assenza molto forte. Come nella sequenza in cui il fratello Nicola si siede al posto occupato normalmente dal defunto Mauro e inizia a mangiare in un piatto vuoto.
L’altro tema forte è quello della fabbrica e delle “morti bianche” sul lavoro. Cesare e i suoi ex-colleghi rappresentano un mondo che non c’è più, quello delle rivendicazioni sindacali, delle lotte dei lavoratori. Appare evidente l’arretramento dei diritti della classe operaia rispetto ad un recente passato. Il rapporto conflittuale e violento tra Cesare e Nicola incarna questo conflitto generazionale che resta non risolto e può essere sanato nello spazio intimo della famiglia e degli affetti. Infine, il personaggio del piccolo Bruno, invita a una riflessione sul ruolo della stampa e dei media nella spettacolarizzazione e dell’appropriazione del dolore privato.

Linguaggio        

Il tono scelto per affrontare un tema così universale come quello della morte e della sua elaborazione da parte di chi resta (a cui è dedicato il film), è intimo ed esistenziale e in alcuni tratti ironico, surreale e grottesco.
Significativo è lo spazio in cui agiscono i tre personaggi rispetto al ruolo svolto: Carolina agisce esclusivamente nell’ambiente casalingo, suo rifugio; il piccolo Bruno sul terrazzo di casa, al riparo da sguardi che non siano quelli del suo fidato amico, con il quale si esercita per la sua apparizione tv; e infine Cesare porta lo spettatore nello spazio pubblico, sul litorale laziale in compagnia dei suoi amici, ex-colleghi, e davanti alla fabbrica durante la mobilitazione dei vecchi compagni sindacalisti. La sceneggiatura trova un equilibrio tra il dramma e la commedia dolce-amara, è a tratti ironico e grottesco, come nella processione di figure che fanno visita alla vedova. Il tempo sospeso, nell’attesa del funerale, è sottolineato dalle inquadrature per lo più fisse e statiche, che si soffermano sui volti dei protagonisti. Le emozioni di Carolina in particolare sono affidate non solo ai dialoghi, ma anche, e soprattutto, a silenzi ed espressioni del volto. Infine il film accoglie accenti stranianti e surreali, come nella sequenza della pioggia in casa, simbolo delle lacrime non versate da Carolina.

Scheda didattica redatta da Flavia Montini

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