Oro verde – C’era una volta in Colombia (2018)

Regia: Ciro Guerra & Cristina Gallego

Titolo originale: Pájaros de verano
Nazionalità: Colombia, Danimarca, Messico, Germani, Francia
Anno di uscita: 2018
Genere: drammatico
Durata: 125′

TRAILER
SCHEDA IMDB

Cast (Attori principali)
Josè Acosta: (Rapayet), Carmina Martinez (Ursula), Natalia Reyes (Zaida), Jhon Narvaez (Moises), Greider Meza (Leonidas), José Vicente Cote (Peregrino), Juan Bautista Martínez (Aníbal), Miguel Viera (El Pupilo), Sergio Coen (il pastore cantastorie)

Cast Tecnico
Soggetto:
Cristina Gallego, Ciro Guerra (non accreditato); Sceneggiatura: Maria Camila Arias, Jacques Toulemonde; Fotografia: David Gallego; Montaggio: Miguel Schverdfinger; Musica: Leonardo Heiblum; Scenografia: Angelica Perea; Costumi: Catherine Rodríguez; Trucco effetti speciali e acconciature: Ana María Jáuregui; Suono: Carlos E. Garcia (Sound design), Claus Lynge (Mix), Marco Salaverría; Produzione: Cristina Gallego, Katrin Pors per Ciudad Lunar e Blond Indian; Direttore di produzione: Alvaro Vázquez.

Distribuzione Italiana: Academy Two
Data di uscita: 11 aprile 2019

Intreccio e personaggi

Un cantastorie (narratore allodiegetico) rievoca un’antica vicenda che si è svolta nella regione de La guajira, nel Nord della Colombia. La storia ha inizio nel 1968 quando, durante una festa tradizionale alla quale intervengono gli esponenti dei vari clan wayúu, Rapayet (protagonista) si unisce alla conturbante danza di Zaida e se ne innamora. Al momento in cui decide di chiederla in sposa alla madre Ursula (co-protagonista) però, la donna esige una dote molto alta. Per ottenerla Rapayet ha così l’idea di convertire l’attività di piccolo contrabbando che porta avanti con Moises (aiutante) in quella di vendita di marijuana, di cui è alla ricerca un gruppo di Peace Corps arrivato dagli USA. Si rivolge così al cugino Aníbal, con il quale inizia un rapporto di collaborazione che ben presto si sviluppa in vero e proprio narcotraffico. Sposata Zaida ed entrato a far parte della sua famiglia i cui arcaici valori sono tenacemente difesi da Ursula, Rapayet acquisisce potere e denaro, ma è costretto a regolare i conti con Moises (azione complicante), divenuto una scheggia impazzita incapace di rispettare patti e regole. Alla fine degli anni ’70 la prosperità sembra aver raggiunto le due grandi famiglie wayúu, ma l’anima ribelle di Leonidas, l’irrequieto fratello minore di Zaida, genera un insanabile attrito tra i due clan soci in affari. Il contrasto ben presto si inasprisce per tramutarsi in un drammatico e sanguinoso conflitto destinato a spazzare via quasi tutti i componenti di entrambi i clan.

Temi

Diviso in cinque “canti” che scandiscono i 12 anni (1968-1980) attraverso i quali è organizzata la vicenda, Oro verde è il classico testo di rise and fall, la cui particolarità sta nella scelta di allargarne il coinvolgimento (solitamente riservato a un protagonista) a un intero gruppo etnico. Nel film infatti il sistema dei personaggi è organizzato attraverso la dimensione corale, scelta che peraltro serve a dare rilievo alla matrice antropologica di cui è informato il film, ben espressa sin dalla sequenza d’apertura. Qui infatti la figura del cantastorie serve a richiamare la tradizione orale, mentre il sistema valoriale della comunità è definito dalle parole con cui si apre la diegesi («Se c’è famiglia c’è rispetto. Se c’è il rispetto c’è onore. Se c’è l’onore c’è la parola. Se c’è la parola, c’è la pace»)
Modellata sullo schema del gangster-movie, la narrazione si sviluppa intorno a due polarità: quella ancestrale, rituale, magica, femminile (della quale è depositaria Ursula), e quella moderna, cinica, speculativa, maschile (incarnata dal protocapitalista Rapayet). La vicenda di Oro verde sembra insomma riassumere il senso della fine di un mondo e l’inizio di un altro, nella quale il passaggio dalla dimensione arcaico-contadina alla deregulation del capitalismo è ritratto in tutta la sua fulgida brutalità.

Linguaggio

La dualità da cui si sviluppa il racconto ne definisce anche lo stile, contraddistinto dall’alternanza tra il registro logico della narrazione e quello alogico e visionario della dimensione onirica. Anche le scelte di montaggio sembrano perseguire tale direzione, laddove i nessi causali tra le immagini e tra le sequenze spesso vengono sostituiti da legami puramente audiovisivi, così come molti degli atti centrali della narrazione sono messi nel fuoricampo (ad es. l’omicidio di Moises) o addirittura elisi dalla rappresentazione (ad es. lo stupro compiuto da Leonidas). Uno stile contrastivo ed ellittico che mette in evidenza la principale scelta operata dagli autori, alla base della quale c’è l’idea di rappresentare le conseguenze più che gli atti.
Rilevanti sono anche le scelte scenografiche e dei costumi, che da una parte restituiscono la dimensione pre-storica e selvaggia di un territorio immutabile, dall’altra ne ritraggono la mutazione socio-antropologica di chi lo abita attraverso la trasformazione delle loro case di residenza, degli abiti che indossano, degli oggetti che utilizzano.

Scheda didattica redatta da FRANCESCO CRISPINO

Customized Social Media Icons from Acurax Digital Marketing Agency
Visit Us On FacebookVisit Us On YoutubeVisit Us On Instagram