La terra dell’abbastanza (2018)

Regia: Fratelli D’Innocenzo

Titolo originale: id.
Nazionalità: Italia
Anno di uscita: 2018
Genere: drammatico
Durata: 95′

TRAILER
IMDB

Cast (Attori principali)
Matteo Olivetti (Mirko), Andrea Carpenzano (Manolo), Milena Mancini (Alessia, la madre di Mirko), Max Tortora (Danilo, il padre di Manolo), Luca Zingaretti (Angelo), Giordano De Plano (Simone), Michela De Rossi (Ambra), Walter Toschi (Carmine), Yan Lovga (il Principe)

Cast Tecnico
Soggetto e sceneggiatura:
Fabio e Damiano D’Innocenzo; Fotografia: Paolo Carnera; Montaggio: Marco Spoletini; Musica: Toni Bruna; Scenografia: Paolo Bonfini; Costumi: Massimo Cantini Parrini; Suono: Maricetta Lombardo; Produzione: Agostino, Maria Grazia e Giuseppe Saccà
per Pepito produzioni e Rai Cinema; Produzione esecutiva: Ivan D’Ambrosio

Distribuzione Italiana: Adler Enterteinment
Data di uscita: 7 giugno 2018

Intreccio e personaggi

Mirko (protagonista) e Manolo (co-protagonista) sono due ragazzi che vivono nello stesso quartiere all’estrema periferia Est di Roma, il primo in un appartamento con la madre Alessia, il secondo in un garage adibito ad abitazione con il padre Danilo, affetto da ludopatia. Come si desume dalla sequenza iniziale (incipit) i due sono amici molto stretti e la loro è una vita spensierata, che tuttavia è destinata a cambiare a causa di un incidente stradale di cui si rendono responsabili (azione complicante). Una notte infatti, mentre stanno tornando a casa, investono un uomo sbucato sulla strada davanti alla loro auto e decidono di fuggire senza prestargli soccorso. Ben presto però scoprono che la vittima si stava nascondendo dal gruppo criminale che controlla il quartiere, poiché ne aveva denunciato le losche attività. La paura di essere stati visti e di divenire in tal modo imputabili di omicidio colposo, grazie al suggerimento di Danilo si trasforma nell’opportunità di avvicinarsi all’organizzazione criminale capeggiata da Angelo e di cambiare così il proprio status sociale (oggetto del desiderio). Entrati a farne parte, i due iniziano la loro escalation: prima vengono coinvolti nello spaccio, poi nel giro di prostituzione che l’organizzazione tiene in piedi fino al momento in cui vengono spinti a compiere un omicidio. Un compito che i due affrontano senza pensarci troppo, ma che finisce per mutarli profondamente, spingendoli in una spirale sempre più drammatica, destinata a travolgerne le fragili identità.

Temi

La fratellanza, la perdita dell’innocenza e le scelte compromettenti sono i temi centrali del film. L’itinerario esistenziale dei due amici è infatti ritratto proprio nel complicato passaggio dall’adolescenza all’età adulta, ovvero nel momento in cui le scelte compiute – talvolta determinate dal Caso, come appunto succede loro – possono rivelarsi decisive. Intorno a questi ruota dunque anche il tema della presa di coscienza, che dovrebbe essere il necessario supporto a tale fondamentale passaggio identitario. Un supporto che viene meno in mancanza di un solido riferimento morale all’interno della famiglia o che può essere facilmente fuorviato dalle ambigue sollecitazioni dell’ambiente circostante. La famiglia e l’ambientazione suburbana – due dei temi che informano anche il successivo film dei registi, Favolacce – divengono così altrettanto importanti nella costruzione del senso del film. Laddove il suo nucleo è costituito dal nefando esempio di Danilo, il padre di Manolo, che spinge i due ragazzi verso il baratro senza rendersene conto e senza nemmeno arrivare a una presa di coscienza – esemplare in tal senso è la sequenza finale, che rimarca la profonda distanza tra le due figure genitoriali della narrazione.

Linguaggio

Lo sguardo adottato nel racconto è omogeneo e ha una connotazione antropomorfica. La camera è infatti quasi sempre alla stessa altezza e in prossimità dei personaggi, sebbene le rare eccezioni nel compatto tessuto del film siano sempre significative. Il ricorso a campi medi o lunghi serve infatti a restituire la necessaria distanza rispetto all’immersività con cui viene raccontata la vicenda – come ad esempio avviene nella sequenza dell’omicidio dell’ex-pugile nella quale si riscontra anche un efficace utilizzo del fuori campo. Le azioni sono quasi interamente descritte in semi-soggettiva (con un utilizzo della macchina a mano o della stedicam), e sposano il punto di vista di Mirko, sostenendone l’identificazione soprattutto attraverso le soggettive sonore – come nella sequenza ambientata durante una lezione alla quale sta assistendo. In tal senso è significativo che l’unica “soggettiva pura” (ovvero la figura retorica in cui lo spettatore vede e ascolta esattamente come un personaggio) sia invece destinata a Manolo, al momento in cui si trova di fronte al cadavere dell’ex-pugile. Il passaggio di punto di vista tra i due protagonisti è una scelta linguistica in cui si rispecchia un momento decisivo della narrazione: quello in cui la contemplazione della Morte produce la prima vera, disorientante riflessione sugli atti compiuti.

Scheda didattica redatta da FRANCESCO CRISPINO

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