La mafia uccide solo d’estate (2013)

Regia: Pif (Pierfrancesco Diliberto)

Genere: commedia, drammatico
Durata: 85′

Sito ufficiale
Scheda Imdb

Cast (Attori principali)
Pif (Arturo), Cristiana Capotondi (Flora), Alex Bisconti (Arturo bambino), Ginevra Antona (Flora bambina), Claudio Gioé (Francesco, il giornalista), Ninni Bruschetta (Fra Giancinto).

Cast Tecnico
Regia: Pierfrancesco Diliberto Soggetto: Pierfrancesco Diliberto, Michele Astori, Marco Martani, Sceneggiatura: Pierfrancesco Diliberto, Michele Astori, Marco Martani, Fotografia: Roberto Forza Montaggio: Cristiano Travaglioli Musica: Santi Pulvirenti, Scenografia: Marcello Di Carlo Costumi: Cristiana Riccieri Suono: Luca Bertolin, Marco Saitta Vfx: Paola Trisoglio, Stefano Marinoni Produzione: Lorenzo Mieli, Fausto Brizzi, Mario Gianani

Intreccio e personaggi

Arturo (protagonista) è innamorato di Flora (oggetto) sua compagna di classe delle scuole elementari, che tenta invano di conquistare e di sottrarre alle mire di un altro compagno furbo e disonesto, Fofò (antagonista). La vita quotidiana del bambino è scandita da incontri con i protagonisti della lotta antimafia a Palermo negli anni ’80 (incontra il giudice Rocco Chinnici che abita nello stesso palazzo di Flora; il commissario Boris Giuliano che gli offre i dolci in pasticceria; il generale Dalla Chiesa che Arturo intervista per un concorso scolastico) e dagli eventi sanguinosi legati alla presenza della mafia. Arturo è testimone di omicidi, ascolta continuamente notizie di stragi e cerca di capire. Gli adulti intorno a lui non danno alcuna riposta utile, a partire dai suoi genitori, avvolti nel torpore e nell’indifferenza. In questa difficoltà di comprendere la realtà, Arturo trova un punto di riferimento in Giulio Andreotti le cui dichiarazioni pubbliche vengono interpretate dal bambino come consigli e messaggi a lui diretti. L’incontro con un giovane giornalista Francesco (aiutante) sprona Arturo, facendogli lentamente aprire gli occhi e insegnandogli a porsi le giuste domande. Alcuni anni dopo, Arturo è un giovane disoccupato e avvilito. Grazie a Francesco viene assunto da una tv locale, dove incontra per caso Flora, divenuta nel frattempo assistente personale di Salvo Lima. Arturo viene ingaggiato per realizzare servizi televisivi per la campagna elettorale della DC in Sicilia ma il suo incarico dura pochi giorni a causa di un litigio con Flora, ancora ingenua rispetto alla realtà che la circonda. Da lì a poco le stragi di Capaci e di via D’Amelio scuoteranno finalmente le coscienze di Arturo, di Flora e di tutta Palermo.

Temi

L’esordio cinematografico di Pierfrancesco Diliberto mette al centro della narrazione uno dei periodi più drammatici della storia della Sicilia, terra di origine dell’autore: quello delle stragi mafiose tra gli anni 70 e 90. Scegliendo il punto di vista del bambino, il fenomeno mafioso viene rappresentato in chiave ironica e dissacrante, a tratti grottesca e surreale; i boss mafiosi non sono affascinanti criminali ma personaggi ridicoli e ignoranti, e dall’altra parte i grandi uomini di Stato in prima linea nel contrasto alla mafia non sono eroi ma semplicemente uomini, rappresentati nella loro quotidianità, dotati di sensibilità ed empatia.
«Quando sono diventato padre ho capito che i genitori hanno due compiti fondamentali: il primo è quello di difendere i propri figli dalla malvagità del mondo, il secondo è quello di aiutarli a riconoscerla». E’ in questo modo che Il percorso di romanzo di formazione di Arturo è compiuto. Il bambino ingenuo, circondato da adulti omertosi incapace di distinguere i buoni dai cattivi, lascia il posto a un Arturo adulto, consapevole e responsabile.

Linguaggio

Per la sua prima opera cinematografica, pur riprendendo in parte lo stile utilizzato nei suoi lavori televisivi, (usando per esempio la voce fuoricampo del protagonista che accompagna interamente la narrazione delle vicende del film), il regista cerca tuttavia di segnare un passaggio, ponendo grande attenzione alla fotografia, ricca di movimenti di macchina, carrelli e zoom; un’accurata scenografia ben ricostruisce gli ambienti degli anni 70 e 80 in cui svolgono le vicende della prima parte del film. La scelta del montaggio alternato in alcune sequenze sostiene il rapporto tra le vicende personali del protagonista e quelle della città su cui si basa l’intera narrazione del film. La voce off di Arturo adulto costituisce un elemento di controcanto delle vicende rappresentate dal punto di vista di Arturo bambino. Interessante l’utilizzo di materiali di repertorio che restituisce allo spettatore la sensazione di realtà. Tra le sequenze più note utilizzate, i funerali di Stato di Pio La Torre nel 1982 e quelli di Borsellino nel 1992, in cui la folla inferocita dei cittadini palermitani rompe i cordoni di sicurezza per partecipare alle celebrazioni funebri. In alcune sequenze di repertorio sono inserite inquadrature girate come repertorio, in cui sono inseriti i personaggi del film, fondendo realtà e finzione. Sul finale le sequenze in cui Arturo diventato padre accompagna suo figlio nei luoghi simbolo di Palermo, sono filmate con telecamerina a mano che inquadra in primo piano lo stesso protagonista, ritornando allo stile riconoscibile del Pif televisivo.

Scheda didattica redatta da Flavia Montini

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