Hugo Cabret (2011)

Regia: Martin Scorsese
Titolo originaleHugo Cabret,
Nazionalità: U.S.A.,
Anno di uscita: 2011
Genere: fantastico, avventura,
Durata: 126′

Sito ufficialewww.hugomovie.com
Imdb: https://www.imdb.com/title/tt0970179/

Cast (Attori principali): Asa Butterfield (Hugo Cabret) Chlöe Grace Moretz (Isabelle), Jude Law (padre di Hugo), Ben Kingsley (Georges Méliès), Emily Mortimer (Lisette), Sacha Baron Cohen (Gustave, l’Ispettore Ferroviario) 

Cast TecnicoRegia: Martin Scorsese, Soggetto: Brian Selznyck (tratto dal romanzo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret di Brian Selznyck, Milano, Mondadori, 2011), Sceneggiatura: John Logan, Fotografia: Robert Richardson, Montaggio: Thelma Schoonmaker, Musica: Howard Shore, Scenografia: Dante Ferretti-Francesca Lo Schiavo, Costumi: Sandy Powell, Suono: Philip Stockton (Sound Editor), Tom Fleischmann (re.recording mixer) Vfx: Pixomondo (Jan Adamczyk), Ben Grossman, Joss Williams (VFX supervisors); Produzione: Barbara De Fina per GK Films, Infinitum Nihil , Johnny Depp, Martin Scorsese, Tim Headlington, Emma Tiliger Kosoff

Intreccio e personaggi

Parigi, 1931. Il protagonista del film, Hugo Cabret, è un orfano di dodici anni che vive nascosto nei locali della stazione di Paris Montparnasse. Ogni giorno vive ordinarie avventure lavorando per lo zio, manutentore degli orologi della stazione, in un micro-mondo sorvegliato dal pittoresco ispettore Gustave con il suo cane, entrambi antagonisti del ragazzo. La vita di Hugo ha una svolta con la morte dello zio: per sopravvivere, è costretto a rubacchiare qua e là. Entra di nascosto anche nella bottega del giocattolaio Georges, co-protagonista del racconto, sognando di trovare quello adatto ad aggiustare un piccolo automa meccanico che conserva nel suo nascondiglio, unico lascito di suo padre (dono), con una serratura a forma di cuore. Hugo conosce la figlioccia di Georges, Isabelle, con la quale condivide passioni e filosofia di vita (aiutante). Un giorno, scoperto da Georges a rubare, si vede sequestrare il taccuino di progetti del padre dal furibondo giocattolaio. Cercando di recuperare il taccuino, Hugo scoprirà che il giocattolaio altri non è che Georges Méliès, uno dei più grandi “maghi” del cinema muto dell’inizio del ‘900, caduto in disgrazia dopo la Prima Guerra Mondiale. Sarà Hugo a convincere il vecchio artigiano amareggiato della sua grandezza, a fargli ritrovare l’amore per il cinema: attraverso di lui risolverà inoltre il mistero dell’automa paterno, trovandone la chiave.

Temi

Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo (in gran parte una graphic novel di sole immagini, definita dal “New York Times” un “film muto su carta”), opera dell’illustratore statunitense Brian Selznyck (uscito in America nel 2007 e pubblicato in Italia per l’uscita del film nel 2011 con il titolo La straordinaria invenzione di Hugo Cabret), il film è un omaggio del regista alla magia del cinema dei primordi e agli aneddoti sulla sua rocambolesca invenzione, del cui mito Scorsese ha vissuto per tutta la vita, una continua e mirabolante carrellata di citazioni dall’immaginario della Settima Arte. Grande “romanzo di formazione” che incarna i sogni del piccolo Scorsese e di ogni cinefilo, Hugo Cabret ripropone lo schema archetipico del padre perduto, il patrigno e il padre elettivo: un “fillm nel film” dove il cinema come mezzo espressivo diventa forma e contenuto della storia. Di altissimo valore educativo, Hugo Cabret racconta il sogno, la passione e l’utopia dell’adolescenza, e la forza dei sentimenti come guida morale nelle difficoltà della vita: un viaggio del (piccolo eroe) verso il mondo del cuore, a riveder le stelle di un calore umano e familiare che sembrava per sempre perduto.

Linguaggio

Il film è uno straordinario esempio di narrazione cinematografica in 3D, dove l’uso della steadycam (un supporto “indossato” da un operatore che ancora al corpo la macchina da presa) e il frequente ricorso al piano-sequenza (inquadratura senza stacchi di montaggio), fa identificare nel movimento di Hugo lo spettatore con la sensazione di “stargli accanto”, di condividerne in senso materiale il punto di vista. Sostenuta da un eccellente uso degli effetti speciali, la fotografia di Robertson riproduce fedelmente i colori proto-novecenteschi dei film di Méliès esaltato dal grande lavoro di scenografia della coppia italiana Ferretti-Lo Schiavo, a cui si aggiungono i costumi di Sandy Powell e il montaggio nitido, veloce e “invisibile” della vecchia collaboratrice di Scorsese Thelma Schoonmaker, oltre alla musica epica di Howard Shore che a tratti riecheggia atmosfere francesi di inizio Novecento. Il budget altissimo (170 milioni di dollari) del film, e la scrittura piena e decisa dello sceneggiatore Logan hanno permesso al regista di esprimersi con la massima libertà di invenzione, e tratteggiare in modo indimenticabile un ritratto del cinema come “fabbrica dei sogni” (industriale, a tratti spietata) di intere generazioni.

 

Scheda didattica redatta da Serafino Murri

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