Dogman (2018)

Regia: Matteo Garrone

Titolo originaleid.
Nazionalità: Italia/Francia
Anno di uscita: 2018
Genere: drammatico
Durata: 110′
Regia: Matteo Garrone

SCHEDA IMDB

Cast (attori principali): Marcello Fonte (Marcello), Edoardo Pesce (Simoncino), Nunzia Schiano (la madre di Simoncino), Adamo Dionisi (Franco), Francesco Acquaroli (il proprietario della videolottery)

Cast tecnicosoggetto e sceneggiatura: Ugo Chiti, Matteo Garrone, Massimo Gaudioso; Fotografia: Nicolai Brüel; Montaggio: Marco Spoletini; Musica: Michele Braga; Scenografia: Dimitri Capuani; Costumi: Massimo Cantini Parrini; Suono: Maricetta Lombardo (presa diretta); Produzione: Matteo Garrone, Jean Labadie, Jeremy Thomas, Paolo Del Brocco per Archimede, RaiCinema, La Pacte; Produzione esecutiva: Alessio Lazzareschi

Distribuzione Italiana: 01 Distribution
Data di uscita: 17 maggio 2018

Intreccio e personaggi     

Il protagonista del film è Marcello, proprietario di un negozio di toelettatura per cani (“Dogman” ne è appunto l’insegna) che vive da solo dopo essersi separato dalla moglie e dall’amatissima figlia Aida, con la quale cerca però di trascorrere tutto il tempo libero che gli rimane. Risiede in un immaginario quartiere della periferia romana che s’affaccia sul mare, abitato da una piccola comunità alla quale cerca in tutti i modi di appartenere. Per arrotondare i miseri proventi spaccia cocaina, attività che tuttavia lo porta ad avere rapporti torbidi con i suoi clienti e in particolare con Simoncino, un ex-pugile diventato un delinquente senza scrupoli. Anche per via della diversa corporatura, Marcello teme Simoncino, che infatti lo sfrutta e lo rende continuamente vittima di soprusi. Il loro rapporto, inizialmente di alleanza, è destinato a cambiare quando l’ex-pugile costringe Marcello a fargli da complice nella rapina al negozio d’oreficeria che si trova a fianco di quello di toelettatura. Questi infatti viene arrestato e preferisce scontare un anno di prigione piuttosto che fare il nome di Simoncino. Quando però esce dal carcere e verifica che l’ex-pugile non ha alcuna intenzione di dargli ciò che gli spetterebbe e, soprattutto, che è stato ormai rigettato da tutta la comunità, Marcello decide di vendicarsi e progetta una trappola da tendere a quello che ormai è diventato il suo antagonista. Con una scusa attira Simoncino nel proprio negozio e inizia la sua terribile vendetta.

Temi

Terzo capitolo di una trilogia noir i cui capitoli precedenti sono costituiti da L’imbalsamatore (2002) e Primo amore (2004), Dogman ha nella sua ispirazione una doppia e dichiarata origine letteraria. La prima viene da una delle quattro storie che compongono Fattacci di Vincenzo Cerami, ovvero il resoconto dell’efferato omicidio compiuto dal “canaro della Magliana” Pietro De Negri ai danni dell’ex-pugile Giancarlo Ricci. La seconda è invece costituita dal romanzo di F.M. Dostoevskij Memorie dal sottosuolo, al protagonista del quale in parte s’ispira il personaggio di Marcello. Soprattutto per due caratteristiche che lo differenziano da quello della cronaca: la sua inadeguatezza e la necessità di essere riconosciuto dal gruppo sociale.

Non dichiarato, ma altrettanto importante, è poi il riferimento alla tragedia greca, in quanto Dogman ad essa sembra ispirarsi per almeno tre motivi. Il primo è di natura drammaturgica, poiché l’azione generata dal conflitto tra il protagonista e l’antagonista si alterna ai momenti del coro (costituito dagli amici/conoscenti del quartiere) che, come quello antico, non agisce e ha il compito di commentare di volta in volta la situazione e mandare avanti l’azione. Il secondo è di natura tematica, in quanto sia la vendetta che la follia, due dei motivi ricorrenti della tragedia greca, qui giocano un ruolo decisivo. Il terzo riguarda il luogo, la cui unità rispetta almeno una delle tre celebri unità aristoteliche, mentre la sua conformazione evoca esplicitamente lo spazio teatrale, con il parco-giochi sull’arenile a far le veci del proscenio.

Linguaggio

Proprio il lavoro della scenografia d’altronde gioca un ruolo fondamentale nella costruzione drammaturgica del film. Quello di Dogman è infatti uno spazio non naturalistico, in quanto rappresenta un luogo non identificabile (dovrebbe/potrebbe essere Roma, ma la sua collocazione vicino al mare ne elimina ogni possibile collocazione realistica). Un luogo che è privato delle connotazioni geografiche per farlo diventare uno spazio simbolico. Lo stesso negozio di Marcello subisce il medesimo intervento, per diventare il chiaroscurale e ennesimo antro in cui i “mostruosi” protagonisti di Garrone – qui ripresi dietro grate e inferriate, “raffreddati” dall’algida fotografia, “deformati” da vetrate – si rivelano nelle proprie ossessioni.

Lo spazio in cui si svolge l’azione è inoltre volutamente delimitato e fatiscente, proprio per tradurre la marginalità e la decadenza di un luogo-ghetto da cui è praticamente impossibile uscire. Tanto che sia lo spazio interno (il negozio di Marcello), sia quello esterno sono luoghi claustrali, coatti, così simili per caratteristiche da sembrare che in realtà l’uno contenga l’altro e che a sua volta sia contenuto da uno ancora più grande. Una sorta di spazio-matrioska in cui ogni livello è abitato da un microcosmo differente, ma ugualmente pieno di gabbie, guinzagli, catene. Lo spazio del film è dunque il risultato di una precisa scelta formale che contribuisce ad ampliare il senso del film.

Scheda didattica redatta da Francesco Crispino

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